Firenze – Crescita sempre più rallentata in Toscana nel 2011, con un calo di produzione, disoccupazione al 6,6%, e una previsione di recessione per il 2012: è questo il quadro a tinte nere che emerge dal X Rapporto sulla situazione economica della Toscana nel 2011, realizzato da Irpet e Unioncamere.
Secondo i dati emersi, l’elemento positivo del 2011 è stata soprattutto la domanda estera, sia per le esportazioni che per il turismo, fattore che ha in parte frenato il rallentamento della crescita. Sul mercato interno invece, sono diminuiti gli investimenti, con una flessione particolarmente marcata del settore costruzioni, e si è contratto il potere d’acquisto da parte delle famiglie.
Per quanto riguarda i singoli settori, la palma nera va proprio a quello delle costruzioni, con un calo della domanda di case da parte delle famiglie, anche per le crescenti difficoltà di accesso al credito, e una diminuzione degli investimenti delle imprese, oltre alle difficoltà della PA nell’avviare nuovi lavori. Il manifatturiero nel quarto trimestre 2011 ha visto rallentare la produzione, gli ordinativi e il fatturato, che resta comunque leggermente positivo: stanno meglio le imprese che hanno relazioni con l’estero, quelle a più elevato contenuto tecnologico o posizionate su segmenti di offerta qualitativamente più elevati e le grandi e medie dimensioni.
Due i principali problemi riscontrati, un generale, dalle aziende: la gestione della liquidità e le condizioni di accesso al credito.
Sul fronte occupazione, nel 2011 si recupera in Toscana circa un migliaio di posti di lavoro, ma il tasso di disoccupazione è al 6,6%, in crescita rispetto al 2010.
In 4 anni, infatti, si sono persi 22 mila posti di lavoro e nell’abito dell’occupazione il passaggio al part-time è stato per la maggioranza involontario, così come l’aumento delle forme di auto-impiego, soprattutto nel settore dei servizi.
In questo periodo sono state le famiglie a fare da ammortizzatore sociale nei confronti delle imprese e degli individui, ma la flessione del reddito familiare del 2,6%, ha portato ad un aumento della disuguaglianza e della povertà, soprattutto per le famiglie più giovani.
Affatto rosee inoltre le previsioni per il 2012: i ricercatori prevedono infatti un anno di recessione determinato dagli effetti delle manovre di controllo dei conti pubblici e dal rallentamento della crescita mondiale.
In Toscana il Pil potrebbe subire una caduta stimabile attorno all’1,7% con conseguenze anche sulla domanda di lavoro che, potrebbe ridursi di circa 20 mila unità. Le ricadute saranno avvertite da tutti i settori: manifatturiero, costruzioni, servizi e commercio.
Ma il male maggiore per la Toscana resta, secondo il Rapporto, “l’assoluta incertezza delle prospettive che attiva meccanismi di sfiducia difficili da bloccare che a loro volta spingono gli operatori verso scelte remissive”.
Secondo il rapporto, infatti, per uscire dall’attuale congiuntura negativa occorrerebbe attivare in Toscana “processi di accumulazione che favoriscano l’accrescimento della produttività e quindi della competitività delle imprese e intraprendere iniziative che facilitino nascita e attrazione di nuovi soggetti imprenditoriali”. Irpet e Unioncamere consigliano anche di sostenere nuclei di imprese toscane dinamiche e in evoluzione positiva attorno alle quali ricreare la capacità dell’intero sistema produttivo di tornare a crescere.
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